Quattordici volte ottomila

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«Ho raccontato più volte che la sfida dei quattordici ottomila è nata con una storia d'amore e lo strano è che le mie parole sono sempre state interpretate in senso figurato, quando invece erano reali. Ma forse non è poi così strano, visto che quanto mi accingo a dire adesso non l'ho quasi mai rivelato.» Un libro confessione, questo di Edurne Pasaban, una fra i maggiori interpreti dell'himalaysmo contemporaneo, che racconta di un'adolescenza trascorsa più fra i boschi e le montagne che in discoteca e che prosegue con l'ineluttabilità di una passione invincibile: quella per l'alpinismo. Una passione che non le ha impedito di laurearsi in ingegneria e di lavorare per anni nell'azienda di famiglia prima di fare dell'alpinismo la sua professione, una scelta quasi obbligata per chi matura la determinazione di salire tutti i quattordici ottomila. Perché Edurne Pasaban ha deciso da subito di non entrare nel mondo della roccia e del free climbing, ma di puntare all'alpinismo affascinante e avventuroso degli ottomila. La sfida più ardua, soprattutto per una donna che si muove in un ambiente tradizionalmente maschile e ancora machista, ma in cui Edurne Pasaban ha saputo imporsi con autorevolezza tecnica, spirito di sacrificio e con la propria femminilità.

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O autorovi

Edurne Pasaban (Tolosa, Paesi Baschi, 1973) è laureata in ingegneria e ha un master in Business Administration conseguito alla ESADE di Barcellona. A quattordici anni, suo cugino Asier (futuro compagno di cordata su diversi ottomila) le insegna le tecniche di arrampicata; un anno dopo affronta il Monte Bianco, in seguito le Ande e infine si cimenta con la sua prima vetta himalayana: il Dhaulagiri. L’anno di svolta è il 2001, quando ha l’occasione di partecipare a una spedizione sull’Everest. In quel momento Edurne, che ha ventotto anni, è ancora una perfetta sconosciuta nel mondo dell’alpinismo. Ma l’anno successivo corona la vetta del difficile Makalu; nel 2003 raggiunge nuovi e importanti obiettivi: il Lhotse e i due Gasherbrum, un successo condiviso solo da pochi e bravissimi alpinisti. Da lì un percorso trionfale che l’ha resa, nel maggio 2010, la prima donna a salire tutti e quattordici gli ottomila.

Josep Maria Pinto (Barcellona, 1962) è scrittore e traduttore. È autore di un libro di poesie e di una raccolta di saggi letterari. Attualmente lavora alla traduzione integrale in catalano di À la recherche du temps perdu, di Marcel Proust.

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