Non leggete i libri, fateveli raccontare

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«Sembra ormai chiaro che a questo mondo tutto si può imparare: l’allevamento del pollame e l'arte del governo, la scienza delle finanze e il gioco della canasta, l’astronomia e l’interpretazione dei sogni, a scopi psicoanalitici ma anche per vincere al lotto. Infatti esistono grammatiche e manuali che spiegano per filo e per segno come si fa. Fra i tanti, non uno dedicato ai giovani che intendano vivere, e addirittura prosperare, in quel campo di attività umane, non essenziali peraltro alla vita dell'uomo, che vanno sotto il nome complessivo e vago di “cultura”» Nel 1966 Luciano Bianciardi si era già trasferito a Milano, era stato assunto e licenziato da Feltrinelli, aveva scritto la tetralogia del dissenso, rifiutato una collaborazione fissa con Il Corriere della Sera, quando pubblicò su ABC, il settimanale in bianco e nero sostenitore delle grandi battaglie civili dell’epoca, sei lezioni a puntate, pensate per i giovani – ma non tutti i giovani, solo quelli particolarmente privi di talento. Norme chiare, precise, efficaci, a uso di coloro che avessero deciso di diventare intellettuali. Si va dai consigli su come vestirsi, dove andare in vacanza o con chi accasarsi, alle frasi-cerotto – che sembrano dire, ma non dicono assolutamente niente – «per salvare i giovani mediocri (ma anche agli altri, i cervelloni, i geniali e i genialoidi) da un’esistenza mediocre, avviarli alla scalata dell’Elicona». Non leggete i libri, fateveli raccontare è un piccolo, provocatorio e irriverente capolavoro: a cinquant’anni di distanza, in un’epoca in cui la superficialità sembra ormai l’unica via sicura per il successo, riscoprire Bianciardi è un modo per ridere con intelligenza di quello che in fondo siamo sempre stati, ben prima dei social network. «Questo manuale in sei stanze e in sei risate è un pezzo di bravura, declinato in un presente che ancora ci riguarda». Pino Corrias

লেখক সম্পর্কে

Luciano Bianciardi nato a Grosseto nel 1922, è stato insegnante, bibliotecario, giornalista, traduttore, commentatore sportivo. Promosse un furgone-biblioteca itinerante chiamato Bibliobus per alfabetizzare i lavoratori della provincia, e scrisse con Cassola un’inchiesta sui minatori della Maremma. Nel 1957 pubblicò l’ironico libello Il lavoro culturale, seguito da L’integrazione (1960). Il suo romanzo più noto, La vita agra (1962), è la disincantata cronaca del miracolo economico italiano. Ha tradotto John Steinbeck, William Faulkner, Jack London, Henry Miller e Jack Kerouac. È morto a Milano nel 1971, a soli quarantanove anni.

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