FlÃĸneur inveterato, illuminista paradossale e lieve, Flaiano passeggia per Roma e la guarda tranquillamente deteriorarsi. Luoghi comuni, accademismi, velleità , mode e vezzi di una cultura che, sul finire degli anni Sessanta, si parla e sparla addosso sono lâoggetto e il bersaglio di questo libro postumo, straordinario nella sua ilare, fulminante icasticità . Miscellanea di racconti, aneddoti, ricordi, graffianti definizioni e struggenti o disilluse passioni, "La solitudine del satiro" è attraversato da un sentimento intellettuale che pochi dei nostri scrittori hanno posseduto: lâintelligenza messa al servizio del disincanto, una lucidità che è insieme cinica e malinconica, ma non riesce a velare lâamore per la letteratura e quello, ostacolato, per la vita, che puÃ˛ anche trovarsi in guerra proprio con la letteratura. Sempre deambulante fra i generi letterari, giornalistici e cinematografici, poco sedotto insomma dallâarchitettura chiusa del romanzo, negli ultimi anni, trascorsi ormai i tempi degli ÂĢamici del âMondoâÂģ e di via Veneto, tramontata la stagione degli scambi intensi e folgoranti â Flaiano non rinuncia a posare sul mondo che lo circonda, e che sempre meno gli somiglia, il suo occhio acuto e beffardo di irregolare, di outsider. Alla fine sarà confortato solo dalla propria ironia.