La peste a Milano

Garzanti Classici
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«La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto; ed è noto parimente che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia.» In questo volume sono raccolti i due capitoli dei Promessi sposi in cui è descritta la terribile epidemia che travolse Milano nel 1630, e che costituiscono – come nota Gianvittorio Signorotto nella prefazione – «uno snodo decisivo per il destino dei personaggi», i quali «tuttavia sono messi da parte». In questa digressione storica, che coincide dunque con una sospensione dello sviluppo narrativo del romanzo, Alessandro Manzoni riscostruisce con una straordinaria capacità di analisi l’inarrestabile avanzata della peste in città, permettendoci di seguire passo passo la progressione del contagio e delle morti, la paralisi dell’autorità, la crescente isteria collettiva e il terrore indomabile dell’«orribile flagello».

O autorze

Alessandro Manzoni (Milano 1785-1873) è figlio del conte Pietro Manzoni e di Giulia Beccaria. Fu quindi nipote di Cesare Beccaria e fu cresciuto secondo i dettami dell'illuminismo. Dal 1805 al 1810 dimorò a Parigi, dove frequentò intellettuali repubblicani, fra cui lo storico Fauriel. Nel 1808 sposò la ginevrina Enrichetta Blondel che, abiurata la confessione calvinista per quella cattolica, influì alla sua conversione (1810). Manzoni aderì al romanticismo con scritti etico-religiosi, storici, letterari e linguistici, che furono di grande importanza nel dibattito ottocentesco sull'unità della lingua italiana. Aderì a una poetica del vero e si convinse che fosse necassario scrivere in una lingua che potesse essere popolare e nazionale. Per questo riscrisse il romanzo storico I promessi sposi. Fu anche poeta (Gli inni sacri e le odi) e tragediografo (Adelchi).

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