La mediocrazia

Neri Pozza Editore
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«Non cè stata nessuna presa della Bastiglia, niente di paragonabile allincendio del Reichstag, e lincrociatore Aurora non ha ancora sparato un solo colpo di cannone. Eppure di fatto lassalto è avvenuto, ed è stato coronato dal successo: i mediocri hanno preso il potere». Così questo libro annuncia loggetto delle sue pagine: la presa del potere dei mediocri e linstaurazione globale del loro regime, la mediocrazia, in ogni ambito della vita umana. La trattazione che ne segue è una sorta di genealogia di questo evento che, nella prosa accattivante ed errabonda di Deneault, tocca campi differenti dalla politica (affidata ormai al «centrismo» dei mediocri) alleconomia, al sistema delleducazione, alla stessa vita sociale offrendo differenti modulazioni di questa forma di potere. Tuttavia, per Deneault, lavvento della mediocrazia è impensabile senza lavvento dellindustrializzazione del lavoro sia manuale che intellettuale e, in particolare, della sua espressione ultima, quella «Corporate Religion», quella religione dimpresa che pretende, nella nostra epoca, di «unificare tutto» sotto la sua egida. Oggi il termine «mediocrazia» designa standard professionali, protocolli di ricerca, processi di verifica attraverso i quali la religione dimpresa organizza il suo culto, quellordine grazie al quale «i mestieri cedono il posto a una serie di funzioni, le pratiche a precise tecniche, la competenza allesecuzione pura e semplice». È il risultato di un lungo percorso che è cominciato quando il lavoro è diventato forza-lavoro, unesecuzione, appunto, in virtù della quale è divenuto possibile «preparare i pasti in una lavorazione a catena senza essere nemmeno capaci di cucinare in casa proesec pria, esporre al telefono ai clienti alcune direttive aziendali senza sapere di cosa si sta parlando, vendere libri e giornali senza neppure sfogliarli». Il risultato è che oggi, nella società delle funzioni tecniche (tecnica qui designa, naturalmente il suo opposto, lassenza totale, cioè, di téchne, di arte e perizia), per lavorare «bisogna saper far funzionare un determinato software, riempire un modulo senza storcere il naso, fare propria con naturalezza lespressione alti standard di qualità nella governance di società nel rispetto dei valori di eccellenza e salutare opportunamente le persone giuste. Non serve altro. Non va fatto nientaltro». E per affacciarsi alla vita pubblica in ogni sua forma (diventare un parlamentare oppure un preside di facoltà universitaria) non occorre altro che occupare «il punto di mezzo, il centro, il momento medio elevato a programma» e abbracciare nozioni feticcio quali «provvedimenti equilibrati», «giusto centro» o «compromesso». Insomma, essere perfettamente, impeccabilmente mediocri. «Mediocrità è un sostantivo che indica una posizione intermedia tra superiore e inferiore, ovvero suggerisce uno stare nel mezzo, una qualità modesta, non del tutto scarsa ma certo non eccellente; indica insomma uno stato medio tendente al banale, allincolore, e la mediocrazia è di conseguenza tale stato medio innalzato al rango di autorità... In tale regime, definirsi libero sarà solo un modo di manifestarne lefficacia». «Curiosità, coraggio, talento? No, per essere cooptati, nelle imprese come nelle organizzazioni e nei posti decisionali, vince il conformismo, denuncia in un saggio il filosofo canadese Alain Deneault». Corriere della sera

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About the author

Alain Deneault è un docente e filosofo canadese. Ha scritto saggi sulle politiche governative, sui paradisi fiscali e sulla crisi del pensiero critico. Insegna Scienze Politiche presso l’Università di Montréal e collabora con la rivista Liberté. Con Neri Pozza ha pubblicato La mediocrazia (2017).

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