ÂĢHelena Janeczek scrive a voce asciutta il suo italiano caparbio e preciso che sa schioccare e bisbigliare.Âģ
Erri De Luca
ÂĢUna scrittrice vera, attenta alla fabula ma ossessionata dalla realtà storica.Âģ
Roberto Saviano
ÂĢQuattro storie disposte in successione cronologica interna, nel rispetto delle biografie dei personaggi, costruite con mirabile orchestrazione tonale, da sinfonia in quattro tempi.Âģ
La Lettura
ÂĢChe cosa sono gli imprevisti se non delle possibilità che invitano a essere percorse a prescindere da come la Storia sia andata? Âģ
Vanity Fair
ÂĢ[...] Con la sua capacità di graffiare e sussurrare risposte illuminanti sulle dinamiche del passato, che oggi sono unâeredità irrisolta. Âģ
Tuttolibri
ÂĢHelena Janeczek, nel suo nuovo lavoro, esplora i recessi di un Novecento cosÃŦ colmo di rabbia e segreti che non si sa mai da che parte catturarlo. Âģ
Robinson
Cosa rimane del Novecento? Ci siamo davvero lasciati per sempre alle spalle i suoi sogni, le lotte, le ombre? à sul filo di queste domande che si muove la scrittura di Helena Janeczek, il suo talento nellâindagare le vite di personaggi normali che, incrociando i grandi rovesciamenti della Storia, diventano destini eccezionali capaci di consegnarci, nel racconto immaginato, il senso di unâeredità collettiva.
Ripercorrendo gli inizi del secolo scorso alla ricerca di storie marginali, solo in parte note, conosciamo le sorelle Zanetta, maestre arrivate nella Milano dei fermenti per lâExpo del 1906, che aderiscono ai sogni socialisti per poi vedersi, la piÚ giovane, arrestata per disfattismo negli anni subito successivi a Caporetto. Nella Merano del 1920, dove si respira una salubre aria di cura per i cagionevoli di salute, troviamo il dottor K., che crede di essere al centro di un intrigo spionistico nato dalla corrispondenza con la sua traduttrice, Milena JesenskÃĄ. In questâItalia di inizio secolo, dove le voci straniere si intrecciano con lâorgoglio nazionale, incontriamo poi la figlia del grande poeta americano Ezra Pound, che vaga per Venezia spiata da un ragazzino che con lei ha condiviso lâinfanzia nelle malghe del ÂTirolo. E il giovane Albert O. Hirschmann, che ha raggiunto la sorella e il cognato a Trieste, una città animata dallo spirito edonista e mercantile della sua borghesia fieramente italiana, quella stessa borghesia che di lÃŦ a poco avrebbe visto abbattersi sul proprio mondo le leggi razziali, come il piÚ impensabile e terribile degli imprevisti.
Ma i tempi di imprevisti, avrebbe teorizÂzato piÚ avanti Hirschmann, sono anche tempi di possibilità che invitano a essere pensate, e percorse, a prescindere da come la Storia sia andata. Serve anche a questo la letteratura, ci dicono queste pagiÂne, a rivivere dallâinterno di ogni personagÂgio quel passato che non si è ancora chiuso, per provare a raccoglierne lâeredità irrisolta.