Opera capitale e innovatrice, sia per la sostanza sia per il metodo, "Il pensiero cinese" è il libro della piena maturità di Marcel Granet, dove vengono a confluire e ad amplificarsi i risultati delle sue geniali ricerche. Il lettore non vi troverà soltanto una storia del pensiero cinese, ordinata per date e autori: ben piÚ ambizioso è il compito che Granet si è scelto. Con questo libro â si puÃ˛ ben dire per la prima volta â un sinologo ha provato, con straordinaria felicità , a ricostruire una per una le categorie in cui il pensiero cinese si è manifestato, superando cosÃŦ, audacemente, il limite piÚ grave che incontriamo anche nelle piÚ attendibili storie della filosofia cinese, per esempio in quella di Forke: e cioè di essere pur sempre una sorta di ritraduzioni del pensiero cinese nel linguaggio filosofico che ci è familiare dalla nostra tradizione. Non solo: applicando con conseguente radicalismo la teoria sociologica della scuola di Durkheim, e soprattutto le formulazioni di Marcel Mauss, Granet non ha ritenuto possibile di dar conto del pensiero cinese senza seguirlo in atto nei piÚ minuti e oscuri aspetti della vita sociale e dellâetichetta, nei presupposti cosmologici e mitologici, e infine nei tanti travestimenti in cui la infida storia cinese ha fatto ricomparire per secoli sempre la stessa serie di princÃŦpi fondamentali. Una rete speculativa immensa si tesse in questo libro, dove le vite dei grandi pensatori, spesso cosÃŦ elusive e sottratte a ogni certezza, si intrecciano con i particolari di un rito, con una antica metafora, con la figurazione di una danza arcaica; dove la musica occupa altrettanto spazio della morale, e anzi spesso vediamo lâuna illustrare lâaltra; dove alla teoria dei numeri è dedicata una memorabile analisi che forma da sola quasi un libro a parte, analisi che rivela per la prima volta la fisionomia della sottilissima numerologia cinese, scienza qualitativa piÚ che quantitativa, antitetica alla nostra matematica; dove, infine, Lao tseu e Confucio, i due piÚ famosi pensatori della Cina, vengono presentati non tanto come capiscuola di opposte dottrine filosofiche, quanto come due costanti nella fenomenologia del pensiero cinese, sicchÊ la loro opera ci appare, piÚ che come lâirripetibile costruzione di un singolo, come una sorta di ricettacolo dove il fondo stesso del pensiero cinese arcaico si è raccolto e si è dato due forme complementari. Questo libro è valso anche a dimostrare come, piÚ che in ogni altra delle grandi civiltà , in quella cinese i diversi piani, filosofico, religioso e sociale, fossero, in origine, pressochÊ indistinguibili: Granet è riuscito a darci della Cina arcaica una immagine totale. Uscita nel 1934, e accolta dal silenzio delle riviste specializzate, questâopera fu cosÃŦ giudicata qualche anno dopo da un altro grande sinologo, J.J.L. Duyvendak: ÂĢSi possono senzâaltro rimproverare a questo libro certe stravaganze, ma esso appartiene in ogni caso a quanto di piÚ splendido sia stato scritto sul pensiero cineseÂģ. In anni piÚ recenti, Joseph Needham, la massima autorità fra i sinologi viventi, ha definito il libro di Granet ÂĢa suo modo unâopera di genioÂģ. Oggi "Il pensiero cinese" è universalmente ritenuto come unâopera classica: ma si tratta di un classico ancora in buona parte da scoprire, carico di suggerimenti, suggestioni e ipotesi sorprendenti.