Il gioco di Lollo

Baldini & Castoldi
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Una madre, una giornalista e una città, Ostia, dove si spara per le strade. È pensando proprio ai suoi bambini ancora piccoli che Federica Angeli decide di denunciare quel che ha visto una notte dal balcone di casa. A Ostia tutti tacciono, anche quella notte. Lei no, perché sa che domani i suoi figli, diventati adolescenti, potrebbero camminare per quelle vie trasformate in far west. Lollo è il maggiore e ha solo otto anni quando i suoi genitori gli annunciano che la mamma ha vinto quattro autisti come premio per un suo articolo. È invece la scorta che le è stata assegnata dopo la sua denuncia. Per Federica Angeli combattere i clan che avvelenano la vita di Ostia è una priorità, lo fa ogni giorno dalle pagine di «la Repubblica», armata soltanto della sua penna, con le indagini che smascherano il malaffare e ne provano l’impronta mafiosa. Ma la serenità dei suoi figli conta ancora di più, ed ecco allora che con il marito trasforma magicamente la sua lotta alla malavita in un gioco, come il Guido di La vita è bella di Benigni, che riesce a nascondere il figlio Giosuè dicendogli di giocare a nascondino mentre i tedeschi fanno strage dei deportati rimasti nel campo di concentramento. È l’unico modo per non stravolgere la loro esistenza, trasformare le guardie del corpo negli autisti vinti come premio, le minacce continue in prove da superare per accumulare punti in vista di un regalo ancora più grande, una villa degna di una rockstar. Se in A mano disarmata, Federica Angeli ha descritto i suoi millesettecento giorni sotto scorta, in Il gioco di Lollo cede la voce al figlio, che in queste pagine ci racconta la mafia vista dagli occhi di un bambino. Lollo e i suoi fratelli sono in prima linea, anche se non lo sanno. Giorno dopo giorno scopriranno la verità, imparando dall’esempio della loro mamma che, uniti, anche i mostri peggiori si possono sconfiggere. «Mamma, che andiamo a fare al mare?» «A guardare la mafia.» «La mafia? Cos’è, una balena? Una specie di pesce?» «No, la mafia è un’organizzazione criminale molto brutta e pericolosa. Un mostro orrendo», disse con la voce roca che faceva quando doveva metterci paura nelle storie che raccontava.

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關於作者

Federica Angeli (Roma 1975), cronista di nera e giudiziaria, scrive per «la Repubblica» dal 1998, dove è redattrice dal 2005. Dal 2013 vive sotto scorta dopo le minacce mafiose ricevute mentre svolgeva un’inchiesta sulla criminalità organizzata a Ostia. Tra i premi vinti, il Premio Passetti – Cronista dell’Anno nel 2012 e 2013, il Premio Donna dell’Anno (2015), assegnato dal sindaco di Roma, il Premio Articolo 21 (2015), Premio Francese (2015), Premio Piersanti Mattarella (2016), Premio Arrigo Benedetti (2017), il Premio Falcone e Borsellino (2016) e il Premio Nazionale Borsellino (2017). Per il suo impegno nella lotta alle mafie il presidente Mattarella nel 2016 l’ha nominata Ufficiale della Repubblica Italiana al Merito. Ha pubblicato con Emilio Radice Cocaparty (2008) e Rose al veleno, stalking (2009), è coautrice di Io non taccio (2015) e autrice di Il mondo di sotto. Cronache della Roma criminale (2016).

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