โGli arcipelaghi dellโanima sono infinitamente piรน misteriosi e complicati di quelli realiโ Unโisola uncinata al cielo con le sue rocce plutoniche, attracco difficile, fuori dai tracciati turistici, dove buca il cielo un faro tuttora decisivo per le rotte che legano Oriente e Occidente. Paolo Rumiz, viandante senza pace, va a condividere lo spazio con lโuomo del faro, con i suoi animali domestici: si attiene alle consuetudini di tanta operosa solitudine, si arrende allโinstabilitร degli elementi, legge la volta celeste. Il faro sembra fondersi con il passato mitologico, austero Ciclope si leva col suo unico occhio, veglia nella notte, agita lโintimitร della memoria, richiama le dinastie dei guardiani e delle loro mogli (il governo dei mari รจ legato allโanima corsara delle donne), ma soprattutto apre le porte della percezione. Nellโisola del faro si impara a decrittare lโarrivo di una tempesta, ad ascoltare il vento, a convivere con gli uccelli, a discorrere di abissi, a riconoscere le mappe smemoranti del nuovo turismo da crociera e i segni che allarmano dei nuovi migranti, a trovare la fraternitร silenziosa di un pasto frugale. Rumiz ci porta con sรฉ davanti al Ciclope, dentro il Ciclope, per dirci la scoperta della solitudine, del vivere con poco, della confidenza con il cielo, con il ritmo della luce, con la propria interioritร e lโinquietante meraviglia del mondo. Un โviaggio immobileโ diventato avventura dellโanima.