Dagli esordi, giovanissimo, all'ÂĢEco di BergamoÂģ, dove si occupava di cinema, sport e cronaca, alla fondazione di ÂĢLiberoÂģ, la creatura che ha fortemente voluto a dispetto dello scetticismo saccente di molti colleghi, Vittorio Feltri ha attraversato oltre cinquant'anni di storia italiana, sempre commentandone gli snodi cruciali dal suo punto di vista di cronista scapigliato, originalissimo e irriverente. Quella che qui racconta è una vita costellata di innumerevoli soddisfazioni professionali ma anche di memorabili incontri con grandi nomi del giornalismo e protagonisti del panorama politico, di ciascuno dei quali ricorda pregi e difetti, schizzandone ritratti ricchi di aneddoti gustosi.
Le incursioni di Oriana Fallaci, ÂĢdea e tirannaÂģ capace di mettere a soqquadro la redazione di via Solferino, le bizzarre esibizioni canore di Eugenio Montale (ÂĢera come un usignolo, se aveva voglia di cantare se ne infischiava di tutto e tuttiÂģ), le passioni culinarie di Enzo Biagi (ÂĢmangiava come un assassino di pasta asciuttaÂģ) o di Amintore Fanfani (ÂĢcucinava meglio di uno chef stellatoÂģ) vengono descritte con il tono familiare di una chiacchierata fra amici. Ma poichÊ, come sostiene il direttore, chi possiede personalità di solito ce l'ha pessima, non sono mancati i rapporti burrascosi: con Indro Montanelli, per esempio, o con Giorgio Bocca, che al momento della morte salutÃ˛, lasciando trapelare un po' di malinconia, come ÂĢil mio miglior nemicoÂģ.
Senza voler essere una vera e propria autobiografia, Il borghese è un piccolo cammeo, impreziosito da quello stile diretto e implacabile, sempre in bilico tra cinismo e ironia, che ha reso inconfondibile ogni riga uscita dalla penna di Vittorio Feltri.