jonathan bindocci
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La conoscenza dell'autore, l'archeologo ed egittologo David Rohl, si limita solo alla sua ottima archeologia ma non riguardo all'Esegesi Biblica, tanto che già dall'inizio si presentano alcuni errori sui termini ebraici come "Elohim" riferito al primo verso della Genesi, che non vuol dire "gli dei", ma nel suo contesto insieme ai suoi verbi al singolare anche se il termine è plurale, assume in questo caso la funzione del cosiddetto "plurale di astrazione", cioè un singolare a tutti gli effetti che sta ad indicare la supremazia di Dio. Troviamo anche Yahweh = Geova, oppure la sua netta convinzione che il nome di Dio sia proprio Yahweh (anche se Yah vuol dire Dio) quando è YHWH, il quale non si conosce più la pronuncia da qualche migliaia di anni. Il nome Yahweh venne ipotizzato recentemente. Questo su Elohim e altro per esempio già smonta alcuni particolari di significato Biblico che nonostante archeologicamente giusti, tuttavia si riducono alle sole interpretazioni archeologiche e non Esegetiche, perdendo dunque i veri significati. Consiglio al lettore di formarsi più sull'Esegesi con l'ebraico più antico detto Biblico o il greco della Koinè come aiuto, per poter affrontare lo studio dell'Archeologia Biblica. In conclusione posso affermare che se competiamo nell'Esegesi, i testi archeologici di David Rohl affermano quanto di veramente storico è il testo Biblico, dove il Dio di Israele piano piano nella Storia si rivela fra tutti gli dei ad Abramo, facendo capire che egli é lo stesso Dio supremo degli altri popoli Mesopotamici conosciuto con altri nomi, e per portare il suo popolo e poi il mondo intero da un concetto prima di politeismo, poi di monolatria, fino a far capire di per certo al tempo di Mosè che egli è il solo ed unico Dio esistente.