Gerusalemme assediata: Dall’antica Canaan allo Stato d’Israele

Bollati Boringhieri
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440
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Quattromila anni di battaglie per il controllo di una città-simbolo.

La prima battaglia documentabile per la conquista di Gerusalemme deve essere avvenuta attorno al 1350 a.C. e riguarda un certo Abdi-Heba, piccolo monarca di una località che gli egizi chiamano Urushalim, sulle colline oltre il deserto al di là del Mar Rosso; il re probabilmente viene circondato da qualche popolo cananeo e chiede aiuto al faraone, implorando: «Sono come una nave nel mezzo del mare!». È la prima volta che viene scritto, ma la sindrome da accerchiamento si ripeterà ancora e ancora, molte volte nel corso dei secoli, sulle colline di Yerushalàim, Jerusalem, Al Quds «la santa». La prima conquista documentata della città è quella di re Davide, mille anni prima dell’èra volgare, e da lì in poi non passerà secolo, spesso neppure decennio, senza che qualcuno abbia combattuto attorno alle mure della città. Verrà Hazael, re di Aram, Sennacherib l’assiro e Nabucodonosor il babilonese; verrà Tolomeo, poi Antioco, i maccabei e Ircano; verranno i parti e Erode, Tito e poi Adriano; verrà il califfo Umar, poi gli abbasidi e a seguire i fatimidi; verranno i selgiuchidi e i Crociati, Saladino e Federico II, i damasceni, i mongoli e i mamelucchi; verranno gli ottomani e poi gli inglesi del generale Allenby con i primi carri armati; fino a giungere ai giorni nostri e agli scontri sanguinosi tra israeliani e palestinesi. Sullo sfondo di tutto ciò c’è la città che il salmista chiama «città della pace», il simbolo sfortunato di troppi interessi e di infinite contese, la città «d’oro, di rame e di luce» cantata in una celebre canzone.
Eric Cline, dopo averci raccontato – da archeologo e storico ­– delle guerre di Meghiddo, la Armageddon della Bibbia, si cimenta qui con quelle di Gerusalemme.
Ma Meghiddo è un sito archeologico, una città morta da molti secoli; Gerusalemme invece
è una città viva e pulsante, ancora oggi epicentro di mille cose, non solo di guerre, ma anche speranze, cultura e bellezza. E così Cline ce ne racconta l’importanza, quella della storia militare, certo, ma anche quella simbolica e spirituale, e lo fa attraverso la sua storia tormentata, che è la strada maestra e obbligata per conoscerne l’attualità.

About the author

Eric H. Cline è docente di Studi classici e del Vicino Oriente antico e di Antropologia, e Direttore del Capitol Archaeological Institute presso la George Washington University. Ha al suo attivo oltre 30 campagne di scavo in Israele, Egitto, Giordania, Cipro, Grecia, Creta e negli Stati Uniti. È stato co-direttore del sito archeologico di Megiddo (l’Armageddon della Bibbia), e attualmente co-dirige gli scavi di Tel Kabri, nel nord di Israele. Ha vinto per tre volte il premio «Best Popular Book on Archaeology» della Biblical Archaeological Society, è spesso apparso in televisione e in radio ed è prolifico autore di articoli scientifici e di libri divulgativi. Per Bollati Boringhieri sono usciti: 1177 a.C. Il collasso della civiltà (2014, 2023), Armageddon. La valle di tutte le battaglie (2016, ed. tasc. 2017), Gerusalemme assediata. Dall’antica Canaan allo Stato d’Israele (2017, ed. tasc. 2022), Tre pietre fanno un muro. La storia dell’archeologia (2018, ed. tasc. 2021) e Negli scavi. L’archeologia raccontata da chi la fa (2021).

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