L’autore di “Angelo guarda il passato”, che è stato indicato dalla critica in modo contraddittorio a volte come genio (“Genius” fra l’altro è il titolo dell’ultimo film che descrive la sua vita) e a volte come scrittore fallito, specie se paragonato al suo contemporaneo Faulkner, scrive questi racconti in modo lirico, sregolato, come se fosse la scrittura a travolgere lui stesso e non lui a padroneggiarla col mestiere del letterato. Che questo bagno di emozioni, di odori, suoni, colori, suggestioni sia dovuto alla percezione della sua morte precoce (lo scrittore è morto a 38 anni di tubercolosi) o che sia un suo genio personale, che lo ha perseguitato portandolo a litigi interminabili col suo editore che voleva ridurre a dimensioni leggibili i suoi scritti – fatto sta che il lettore viene immerso in una visione dell’America drammatica e ricca, in cui il paesaggio (“selvaggio, desolato, solitario” sono le parole che ricorrono più spesso) è più interiore che esteriore, e che lo porta sulla soglia della morte, a guardarla con gli stessi occhi di chi scrive, occhi affascinati e familiari, che non esitano a chiamarla sorella, e a riconoscerla come porta che si apre sul mattino. La raccolta comprende quattordici racconti, fra cui i due racconti lunghi “Morte fiera sorella” e “Ragnatela della terra”. Quest’ultimo è un lungo monologo di Eliza, la madre del protagonista di “Angelo guarda il passato”, in cui racconta col suo gergo, e saltando da un ricordo all’altro, al modo dei vecchi, squarci della sua vita.
Traduzione di Silvia Cecchini.
Fictie en literatuur
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