La Mandragola: Lucrezia – Una storia decamerotica

· Collana Romanzi e Racconti erotici Book 12 · Self-Publish
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La Mandragola: Una Commedia di Inganni e Desideri

In un'epoca in cui Firenze brillava come il gioiello del Rinascimento, un giovane di nome Callimaco si trovò intrappolato in una rete di desiderio e inganno degna delle più grandi farse dell'antichità. Il nostro eroe (o forse dovremmo dire antieroe?) aveva trascorso un lungo periodo a Parigi, probabilmente più interessato alle gonne delle parigine che agli studi, quando il destino decise di giocargli uno scherzo crudele.

Immaginate la scena: Callimaco, seduto in un caffè parigino, sorseggiando vino e ascoltando distrattamente l'amico Cammillo Calfucci. Improvvisamente, le sue orecchie si drizzano come quelle di un gatto che ha sentito il rumore di un topo. Cammillo sta parlando di Lucrezia, una donna di tale bellezza da far impallidire Venere stessa.

"Ma è sposata," dice Cammillo, ignaro di star gettando benzina sul fuoco della libidine di Callimaco.

"Con chi?" chiede Callimaco, cercando di sembrare disinteressato mentre il suo cuore batte come un tamburo.

"Con Nicia Calfucci, un notaio ricco quanto sciocco," risponde Cammillo, ridacchiando.

E così, cari lettori, il nostro Callimaco si ritrova improvvisamente innamorato di una donna che non ha mai visto, sposata con un uomo che non ha mai incontrato. Ah, l'amore ai tempi del Rinascimento!

Callimaco, spinto da questo amore nato da un pettegolezzo, torna a Firenze più veloce di quanto si possa dire "mandragola". E quando finalmente vede Lucrezia? Boom! È colpito dalla freccia di Cupido con tale forza da far sembrare le sue precedenti infatuazioni dei semplici graffiatine.

Ma ahimè, la nostra bella Lucrezia non è una di quelle donne che cadono ai piedi del primo bell'imbusto che passa. Oh no, è virtuosa, pia, devota al marito (per quanto sciocco possa essere). Callimaco tenta di sedurla, ma ottiene lo stesso successo che avrebbe un gatto cercando di nuotare nell'Arno.

Entra in scena Ligurio, un parassita con più astuzia che scrupoli morali. Vedendo Callimaco disperato (e fiutando l'opportunità di un pasto gratis), Ligurio escogita un piano così assurdo che solo un idiota potrebbe cascarci. Fortunatamente per loro, Nicia Calfucci è esattamente quell'idiota.

Il piano? Convincere Nicia che sua moglie è sterile (ignorando il fatto che è lui il problema) e che l'unica cura è... indovinate un po'? Una pozione di mandragola!

Callimaco, travestito da medico (perché ovviamente tutti i medici del Rinascimento erano giovani e belli), convince Nicia che questa pozione miracolosa ha un piccolo, insignificante effetto collaterale: il primo uomo che avrà rapporti con Lucrezia dopo che lei avrà bevuto la pozione morirà entro otto giorni.

La soluzione proposta? Rapire un povero "garzonaccio" dalla strada e usarlo come cavia umana. Nicia, dimostrando una mancanza di empatia degna di un moderno CEO, accetta entusiasticamente l'idea.

Ora, convincere Lucrezia si rivela più difficile. La donna, fedele e virtuosa, rifiuta categoricamente l'idea. Ma non temete! Entra in scena una squadra di esperti morali: la madre Sostrata (che probabilmente pensa più alla dote che alla virtù della figlia) e il frate Timoteo (un uomo di Dio così devoto da vendere la sua anima per qualche moneta).

Usando una logica così contorta da far sembrare dritto un cavatappi, citano addirittura la Bibbia per convincere Lucrezia che commettere adulterio è, in realtà, un atto di carità cristiana. Perché, ovviamente, niente dice "amore per il prossimo" come ingannare il proprio marito e potenzialmente uccidere un innocente.

E così, in una notte che passerà alla storia (o almeno ai pettegolezzi di quartiere), Callimaco, travestito da mendicante (perché apparentemente a Firenze i mendicanti erano giovani e in forma), viene portato da Nicia stesso nel letto di Lucrezia.

Il risultato? Lucrezia scopre che l'amore extraconiugale è molto più divertente di quello coniugale. Nicia è felice perché pensa di aver risolto il problema della sterilità. E Callimaco? Beh, lui ha ottenuto ciò che voleva, dimostrando che a volte il crimine paga, soprattutto se sei il protagonista di una commedia rinascimentale.

In conclusione, La Mandragola ci offre uno specchio satirico della società rinascimentale, dove l'astuzia trionfa sulla virtù, l'inganno sulla sincerità, e il desiderio carnale sulla moralità. È una storia che ci fa ridere, certo, ma anche riflettere sulle eterne debolezze umane.

Forse, alla fine, il vero "garzonaccio" non è quello immaginario usato come esca, ma la società stessa, avvelenata non dalla mandragola, ma dall'ipocrisia e dall'egoismo. E noi, cari lettori? Siamo davvero così diversi dai personaggi di questa farsa rinascimentale?

Ridiamo pure, ma ricordiamoci che lo specchio della satira riflette anche noi.

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