A volte ritorno

· Giulio Einaudi Editore
4,5
97 recensioni
Ebook
392
pagine
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Dopo una settimana di vacanza che sarebbero cinque secoli di tempo terrestre, Dio torna in ufficio, ancora col cappello di paglia e la camicia a quadri. Era andato in vacanza, a pescare, in pieno Rinascimento, quando i terrestri scoprivano un continente alla settimana, e sembrava andasse tutto a gonfie vele. Al suo ritorno però, il quadro che gli fanno i suoi ha del catastrofico: il pianeta ridotto a un immondezzaio, genocidi come se piovesse, preti che molestano i bambini...
Dio non è solo ultradepresso. Anche molto incazzato. L'unica soluzione, pensa, è rispedire sulla Terra quello strafatto di suo figlio.
- Sei sicuro sia una buona idea? - gli chiede Gesú. - Non ti ricordi cosa è successo l'altra volta? - Ma Dio è irremovibile. Cosí Gesú Cristo piomba a New York, tra sballoni e drop out di ogni tipo. E cerca, come può, di dare una mano agli sfigati della terra. Il ragazzo non sa fare niente, eccetto suonare la chitarra. E riesce a finire in un programma di talenti alla tv. Un gran bel modo per fare arrivare il suo messaggio a un sacco di gente. Ma, come già in passato, anche oggi chi sta dalla parte dei marginali non è propriamente ben visto dalle autorità.

***

Quand'è che le cose hanno cominciato ad andare a puttane? Colpa di Mosè, forse. Quel falsario. Uno dei primi a cedere al protagonismo. Quando era arrivato in cima al Sinai e aveva messo gli occhi su quell'unica tavola perfettamente cesellata - le parole «FATE I BRAVI» incise nell'elegante corsivo inglese di Dio - aveva dato fuori di matto. Tutto quel can can e lui doveva, cosa?, scendere e dire: «Ehi ragazzi, fate i bravi! Be', non c'è altro. In bocca al lupo per tutto»? Col cazzo. E cosí quel figlio di mignotta si era messo sotto con lo scalpello. Quaranta sudati giorni di lavoro su quella sequela di minchiate. Quella stronzata del «Non desiderare la donna d'altri»? Tipico di Mosè. (Quante pedate nel culo s'era beccato quand'era arrivato qui? Dio gli aveva assestato la prima appena quel coglione aveva varcato la soglia, e aveva smesso solo nei Secoli Bui: almeno un centinaio d'anni. Alla fine ci aveva le chiappe che sembravano due barbabietole bollite). Poi di male in peggio. L'interpretazione. La fiera del «Io-credo-di-sapere-cosa-voleva-dire- Dio». Sbadabum: un millennio dopo qualche sciroccato taglia la gola ai neonati e se li getta alle spalle perché crede di avere Dio dalla sua parte. Cosa cazzo c'era da interpretare in «FATE I BRAVI»?
La stessa, identica domanda che Dio aveva ripetuto per secoli, mentre prendeva a pedate Mosè.
In ogni caso, ormai la frittata è fatta, pensa Dio con un sospiro, mentre si rende conto della piega che stanno prendendo i Suoi pensieri. Qualcuno avrebbe dovuto rispiegare al genere umano cosa significa «FATE I BRAVI».

Valutazioni e recensioni

4,5
97 recensioni
Un utente Google
14 giugno 2012
Sembrava fosse amore invece era un calesse....si, pieno di marijuana! L'idea sembrava buona ma mi ha molto deluso per il turpiloquio la banalità dei dialoghi e la scontatezza di molte situazioni... Una filosofia moralistica da vendere al supmercato, in molte parti parecchio noioso. Voto da 1 a 10 : 4.
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Giacomo Perruzza
28 novembre 2015
Bello. Dietro ad un divertente racconto c 'è dietro l 'amara realtà di persone ciniche pronte ad accusare fidandosi di pregiudizi, pronte a non accettare il prossimo se diverso. Mi chiedo perché ancora non ci abbiano fatto in film.
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Donato Federici
15 ottobre 2015
All'inizio può sembrare un po' volgare e banale. Tutt'altro! È davvero profondo e va giù tutto d un fiato. È la vita di Gesù attualizzata. Ne esce un personaggio molto attuale ma con una divinità che si manifesta nella quotidianità delle cose normali. Che bel libro!
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